D'ALEMA

 

Dipinto dai mezzi d’informazione come un grigio burocrate di partito, in realtà Massimo D’Alema è molto diverso da come emerge  dalle narrazioni più in voga. 

Questo libro ricostruisce la faccia rimasta finora in ombra del leader post comunista. E lo fa sulla base di fonti di primissima mano: ore e ore di conversazioni con lo stesso D’Alema, le testimonianze di amici e familiari, dirigenti di partito e avversari.

Il ritratto che ne emerge, se da un lato gli restituisce quell’umanità che gli era stata finora negata, dall’altro mostra anche gli aspetti più spigolosi del carattere. Dell’uomo e del politico, con le sue luci e le sue ombre. Timido e aggressivo allo stesso tempo. Tenace e flessibile. A volte di una timidezza che sfiora l’inverosimile, bilanciata da un cinismo al limite della crudeltà.

Illuminanti, a questo proposito, gli episodi del “patto” per la successione alla segreteria del Pci, stipulato con Achille Occhetto nel garage delle Botteghe Oscure, con il cadavere ancora caldo di Enrico Berlinguer; e le manovre per la sostituzione di Alessandro Natta davanti alla camera di ospedale dove il segretarario che aveva preso il posto di Berlinguer dopo il malore sul palco di Padova,  era ricoverato per un infarto. 

Sullo sfondo, quasi mezzo secolo di storia del Pci.

«Infanzia e maturità di un Capo in 234 pagine fitte di aneddoti e rivelazioni di prima mano per ricostruire il percorso esistenziale e politico di un uomo che non è esattamente ciò che appare. (…) C’è, sullo sfondo di tutto, la politica. E una valanga di episodi poco conosciuti che rendono il libro di Fasanella e Martini una miniera di rivelazioni. (…)»

(Pierluigi Battista, La Stampa del 27 giugno 1995)

 

«Un gruppo di avventurieri si è impadronito del Psi, non potete immaginare quali guasti ne conseguiranno…» Era la mattina del 16 luglio 1976, non erano passateventiquattr’ore dall’elezione di Bettino Craxi. Ma per Enrico Berlinguer era già tutto chiaro. In quella mattina di luglio, il segretario comunista stupisce i suoi più stretti collaboratori, riuniti a Botteghe Oscure per valutare l’esito del comitato centrale del Psi. C’è chi prova ad attenuare l’impatto di quelle parole: «Via, Enrico, forse esageri…». Ma non ha il tempo di continuare. «No, non esagero», lo interrompe Berlinguer. «Voi non avete idea di che cos’è la loro vita personale». Raccontano Giovanni Fasanella e Daniele Martini, autori della biografia D’Alema, edizioni Longanesi, che il giovane Massimo -allora segretario della Fgci, la federazione giovanile comunista- rimase «enormemente impressionato da quelle opinioni». Cissà cosa sapeva sul segretario comunista, già venti anni fa, sulla vita personale di Craxi e compagni…»

(Barbara Palombelli, La Repubblica del 13 luglio 1995)

«D’Alema ormai è un «anticomunista». Il commentatore Giampiero Mughini se ne è convinto e lo ha spiegato ieri nell’editoriale sul quotidiano Il Tempo. Definendosi «un anticomunista da oltre vent’anni» è sicuro di avere i requisiti per definire la categoria. E ricorda che «il mio amico e collega Giovanni Fasanella dice scherzosamente che ormai D’Alema è più anticomunista di me. Detto scherzosamente, un po’ deve essere vero. (…)»

(Corriere della Sera del 22 febbraio 1997)

 

«(…) Ma la ragione per cui D’Alema mi è simpatico non è solo questa né è legata ai ricordi. C’è anche il fatto che umanamente preferisco i cattivi i buoni, se non si tratta del principe Mishkin. I buoni passano di solito piangendo sul cadavere della loro madre. E non è un bel vedere. 

Questo libro conferma, in effetti, quanto dura e spesso umanamente insopportabile sia stata la lotta politica in questi anni che la smemoratezza dipinge incruenti. La storia dei comunisti, e dei post-comunisti, non ha potuto ancora essere gentile, avrebbe detto Brecht. Io non dimenticherei che proprio accanto a loro, e intrecciata con le loro vicende, si è sviluppata quella tanto più volgare del gangsterismo craxiano. C’era, nel craxismo, una volontà di rivincita nei confronti dei comunisti che mutuava dalla loro tradizione soltanto il lato esteriore, il cinismo politico, ma sganciandolo dalla ferocia della morale privata. (…)

(Michelangelo Notarianni, il manifesto el 6 luglio 1995)

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COAUTORE

Daniele Martini

Giornalista economico di Panorama, per Longanesi ha scritto “Duce Addio. La biografia di Gianfranco Fini” (con Goffredo Locatelli) e “Mi manda papà” (con Goffredo Locatelli)