GUIDO ROSSA, MIO PADRE

IL PRIMO LIBRO CHE RACCONTA GLI ANNI DI PIOMBO DAL PUNTO DI VISTA DELLE VITTIME

 

Anni di rimozione e omertà.
Perché il sindacalista del Pci è stato ucciso dalle Brigate Rosse.
Dall’indagine della figlia affiorano nuove verità.

È l’alba del 24 gennaio del 1979.

Le Brigate rosse uccidono il sindacalista Guido Rossa, che aveva provato a rompere il clima di omertà che regnava nelle fabbriche intorno ai terroristi.

Quasi trent’anni dopo la figlia prova a capire che cosa quel giorno è veramente successo e lo racconta in questo libro.

Chi era suo padre? Nessuno aveva mai chiarito il segreto di quell’omicidio: compagni di partito, operai, magistrati, carabinieri.

Ed ex brigatisti: anche coloro che parteciparono all’azione armata.

«”Io, faccia a faccia con il killer di mio padre”. La figlia di Guido Rossa incontra i Br coinvolti nell’omicidio. “Ora non li odio più”. La scelta di Sabina è diventata un libro “Guido Rossa, mio padre”, scritto con il giornalista Giovanni Fasanella. E’ un’indagine durata un anno e mezzo, che apre nuovi, impensabili sc entri, umani e politici. Per provare a capirli, bisogna tornare all’inizio, a quella mattina di gennaio. Sabina Rossa ha 16 anni, esce di casa alle 7 del mattino per andare a scuola. Passa vicino all’auto del padre, ma non vede, chiuso lì dentro, il corpo senza vita di quell’uomo che lei adorava…»

(Wanda Valli, La Repubblica)

«Guido Rossa e i misteri dell’Italsider, tra operai brigatisti e golpisti in doppio petto»

(Giovanni Mari, Il Secolo XIX)

«Sabina Rossa rilancia: “Continuare le indagini sugli anni di piombo. Un forte richiamo alla magistratura affinché riprenda le inchieste sulle Brigate Rosse, sui meccanismi di “copertura”, le contiguità, gli intrecci internazionali del terrorismo politico degli anni Settanta. (…)

(Andrea Ferro, Corriere Mercantile)

«Sabina ha il coraggio del padre, Guido Rossa. A distanza di quasi trent’anni dall’omicidio, ha rivissuto il clima in cui l’operaio sindacalista dell’Italsider si era trovato prima di decidere di denunciare un collega, “il postino delle Br”, Francesco Berardi. 

Ha cercato molti terroristi che facevano parte della colonna di Genova: nel libro “Guido Rossa, mio padre”, con il giornalista Giovanni Fasanella, ha riportato i dialoghi con gli assassini del padre. Crudi faccia a faccia, strazianti in taluni momenti, sicuramente coraggiosi, e, per una volta da entrambe lue parti. Peccato che, nonostante la voluta coincidenza dei tempi di pubblicazione, al Salone di Torino sia  “il libro che non c’è”: non è stato trovato un bus o per presentare questo squarcio di sofferta verità. In epoca di par condicio, sarebbe un dovere: stare anche he dalla parte delle vittime, dopo che si dà parola a chi le ha provocate (giovedì, al Lingotto, c’era Adriana Faranda). Sabina è amareggiata, e racconta: «A inizio aprile gli organizzatori mi hanno detto che la mia richiesta era arrivata fuori tempo massimo», poi, apertasi una possibilità, hanno inserito il libro della Faranda. (…)

(Luciano Borghesan, La Stampa)

La Coautrice

Sabina Rossa

Sabina Rossa vive e lavora a Genova. Diplomata nel 1986 all’ISEF, nel 2002 si è laureata in Scienze Motorie presso la facoltà di Medicina e Chirurgia. E’ docente di educazione fisica al Liceo Artistico “N. Barabino” e al Liceo Linguistico “G.Deledda”. Fa parte dell’Associazione Italiana Vittime del Terrorismo (AIVITER). E’ stata per due legislature parlamentare dei DS e poi del PD.