Un film di Giovanni Fasanella e Gianfranco Pannone
Regia di Gianfranco Pannone
Liberamente ispirato al libro “Che cosa sono le Br”, (Bur-Rizzoli), di Giovanni Fasanella e Alberto Franceschini
Prodotto dalla Blue Film
«IL SOL DELL’AVVENIRE DI CHI PASSO’ DALLA FGCI ALLE BR. (…) E’ istruttivo, misurato, anche bello, per alcuni inquietante. Perchè, nel ricostruire la nascita del cosiddetto grumi dell’Appartamento, ci fa capire come il passaggio dal Pci legalitario di Longo (vicesegretario Berlinguer) all’utopia armata di Sinistra Proletaria (nucleo delle future Br) non fu solo un impazzimento ideologico con relativa deriva criminale. (…)»
(Michele Anselmi, il Riformista)
«INTERNO DI BRIGATE R…EMILIA (…) Reggio Emilia viene fuori, nel film, in modo sfaccettato e affascinante. Pannone e Fasanella partono da un a scommessa: far sedere intorno a un tavolo alcuni ex ragazzi dell’Appartamento. Alcuni di loro sono poi diventati brigatisti; altri hanno partecipato, discusso, litigato, e preso altre vie. (…) La cosa più sconvolgente del film è vedere la banale quotidianità, quasi la bonomia di uomini che, quarant’anni dopo, tutto sembrano meno che dei pericolosi terroristi»
(Alberto Crespi, L’Unità)
«ERAVAMO QUATTRO BR AL BAR (…) Il sol dell’avvenire, in cartellone al prossimo Festival di Locarno, (…) è un film destinato a fare scandalo. Non solo perchè qualcuno lo vedrà come un Sapore di mare in salsa Br, ma perchè, spiega Fasanella, mette il dito in una ferita non ancora risanata: “Il terrorismo rosso è un prodotto degenerato dell’ideologia, della cultura, della tradizione politica della sinistra italiana marxista-leninista. Il legame tra l’esperienza delle Br e il filone insurrezionalsita della Resistenza comunista era molto stretto, benché negato”. (…) In tanti avranno da ridire sul film, soprattutto per la presenza dei testimoni. “Si arrabbieranno -prevede Fasanella- quelli che hanno tenuto sempre un atteggiamento omertoso sulla nascita delle Br e quelli per cui la Resistenza è un tabù intoccabile. E si arrabbierà anche chi ritiene che un ex terrorista non possa parlare”. (…)
(Fulvia Caprara, La Stampa)
«DOCUMENTARIO SUL TERRORISMO. ED E’ POLEMICA (…) Come previsto, il documentario sugli Anni di piombo in programma domani al Festival di Locarno scatena la polemica politica. A innescarla è il ministro Bondi che scende in campo contro Gianfranco Pannone e Giovanni Fasanella per Il sol dell’avvenire, che il regista ha tratto dal libro Che cosa sono le Br, edito da Rizzoli, e firmato da Fasanella, che è anche sceneggiatore del film, con l’ex brigatista Alberto Franceschini. Tutto comincia in mattinata con un duro comunicato firmato dal ministro per i Beni culturali. (…)»
(Oscar Cosulich, Il Mattino)
«E’ UN AMARCORD BRIGATISTA. LA PELLICOLA E’ DA RITIRARE (…)
Ministro Bondi, come spiega la sua protesta, alla vigilia della proiezione al Festival?
(…) in tutta la pellicola si offre agli spettatori un solo e unico punto di vista: quelle degli ex terroristi. Anzi, peggio… (…) Dal punto di vista del contesto, ho notato subito, e l’ho trovato sgradevole, un senso di amarcord…brigatista. (…)»
(Intervista rilasciata dal ministro della Cultura Sandro Bondi a Luca Telese, Il Giornale)
«BONDI CONTRO IL SOL DELL’AVVENIRE. UN GIUDIZIO CENSORIO E SBAGLIATO (…) Ma che film ha visto Sandro Bondi, con che occhi? C’è qualcosa di cupamente censorio, che stride con l’indole soave dell’uomo. (…) Tagliente la replica degli autori: “Al ministro Bondi vogliamo dire una sola cosa. Che la memoria delle vittime del terrorismo è offesa non dal nostro film, ma da uno Stato che finora non è riuscito a garantire una completa giustizia e una verità accettabile sugli Anni di piombo, che ieri si è lasciato sfuggire pluriomicidi e oggi è incapace di riportarli in Italia.” (…)»
(Michele Anselmi, il Riformista)
«E IL FESTIVAL [DI LOCARNO] APPLAUDE IL DOCUMENTARIO SULLE BR (…) Il sol dell’avvenire ha avuto ieri al Festival un lungo applauso, molto interesse e nessun fischio. (…)»
(Maurizio Porro, Il Corriere della Sera)
«IL PUBBLICO ASSOLVE IL FILM SULLE BR (…) “Complimenti, complimenti davvero”, dice Sabina, figlia di Guido Rossa assassinato dalle BR. E’ appena finita [a Locarno] la proiezione del Sol dell’avvenire, il documentato scandaloso bacchettato dal ministro Bondi (…). Arriva l’assoluzione degli spettatori che salutano con un lungo applauso. (…) Ci sono anche Paolo Sorrentino e Gabriele Salvatores (“Ottimo film, racconta verità che sono state a lungo rimosse”). (…)»
(Bruno Ventavoli, La Stampa)
«IL SOL DELL’AVVENIRE ARRINGA TERRORISTA? (…) Un sorprendente documentario (…). Il ministro Sandro Bondi (…) ha violentemente attaccato il film ac usandolo, in maniera assurda, di essere un’arringa a favore dei terroristi. Il sol dell’avvenire è [invece] un incredibile affondo nelle ambiguità del Pci. (…)
(Eric Jozsef, Liberation)
«ESSERE UN LABORATORIO PER LA SCOPERTA (…) Il sol dell’avvenire, a mio parere, si iscrive on quella tendenza in corso nel cinema italiano contemporaneo, che cerca di scandagliare la storia del Paese attraverso l’uso della cinepresa, attraverso una fusione di stili, come dimostra in modo eclatante il già celebre Gomorra, sulla camorra napoletana, o Il Divo, su Giulio Andreotti (…)»
(Frédéric Maire, direttore del Festival di Locarno, in un’intervista a Liberation)
«(…) Più che uscirne glorificati, gli ex brigatisti sono presentati piuttosto come giovani confusi e sviati, le cui radici familiari tra i partigiani della Seconda guerra mondiale li coartavano a una guerra civile continuano i loro nemici fascisti. (…) Il documentario lascia volutamente senza risposte molte domande sul quel passato tenebroso, scomodo per politici di sinistra e di destra. (…)
(Guy Dinmore, Financial Times)
«(…) IL TERRIFICANTE RACCONTO DELLE BR. (…)Potrà disturbare qualcuno sentir parlare della famiglia comunista italiana. Potrà disturbare qualcuno sentir parlare cameratescamente di certe vicende. Ma lo stesso qualcuno non potrà che trarre materia di riflessione da quell’inaspettato passaggio in cui, seduto a tavola, l’esuberante Paroli dice senza fronzoli due cose. La prima è “noi non siamo stati terroristi, terrorismo era Piazza Fontana”, e l’altra è “sono stati commessi delitti politici, crimini. Soprattutto in carcere, quando ammazzavamo i pentiti”. Come quella volta che il “condannato” -e qui si rompe la voce di chi parla- disse soltanto: “Cercate di fare in fretta, di farmi soffrire il meno possibile”. Terrificante. Vale più di un milione di discorsi.»
(Paolo D’Agostini, La Repubblica)