VIAGGIO IN TRENO
CON SUSPENSE

OTTO RACCONTI AMBIENTATI NELLA MAGIA DEL TRENO 

I treni hanno qualcosa di magico, un potere evocativo che trascende le distanze.

Salire a bordo di un treno significa partecipare a una vicenda collettiva e, molte volte, inaugurare un nuovo capitolo della propria storia.

Un mosaico di narrazioni che questa raccolta riproduce attraverso i racconti di autori celebri e di professionisti della scrittura, impegnati in una corsa all’inseguimento dei propri ricordi e della propria immaginazione, nel tentativo di fermare sulla carta il mistero che ogni viaggio porta con sé. Così, nel racconto di Andrea Camilleri il treno è un miraggio che si materializza al termine di una rocambolesca gincana sulle polverose strade di Agrigento.

Quello ricordato da Giovanni Fasanella è l’Italicus, il convoglio della tragedia, fatto saltare il 4 agosto 1974 dai membri di un’organizzazione neonazista.

Per Raffaele La Capria è uno splendido fotogramma di viaggio: un dialogo senza parole, una lettura, un pensiero che fugge via ad alta velocità. Per Stefano Malatesta è il mezzo che consente a un giovane gentiluomo di una delle più grandi famiglie del Regno Unito, W. Ch., di prendere parte all’ultima carica a cavallo del ventunesimo lancieri condotta sullo stile classico napoleonico.

Per Dacia Maraini il treno è un vagone ristorante battuto da una pioggia ostinata, all’interno del quale si consuma l’incontro notturno tra un’elegante signora e un uomo tanto affascinante quanto pericoloso.

 

«Giovanni Fasanella è un uomo dalle mille attività: giornalista, sceneggiatore e documentarista. Viene considerato uno dei migliori conoscitori di tutto quel mondo fatto di servizi segreti, di trame più o meno nascoste, di stragi e del marciume che esiste e prospera dietro la facciata ufficiale della politica e della società italiana»

(Stefano Malatesta)

«IL MISTERO VIAGGIA IN TRENO
Famosi scrittori e scrittrici del passato hanno ambientato sul treno vicende torbide di intrighi e appassionanti storie d’amore. Ma oggi, fa notare Stefano Maltesta, «nessuno scrive più racconti sui treni come quelli d’un tempo».
L’alta velocità, così asettica e volgare, non riesce a ispirare l’inventiva, forse perché si è vaporizzata l’aura misteriosa di quello che Victor Hugo paragonava ad un animale sbuffante insieme con lo stupore e lo spavento dei viaggiatori di fronte alla macchina di ferro che macina chilometri e allevia la fatica degli spostamenti.
 Però Malatesta ha intravisto uno spiraglio. Riesumando un proprio racconto ambientato nell’Africa coloniale fra Egitto e Sudan  ha chiamato a raccolta alcuni colleghi per dar forza a questo libro con la contemporaneità dei loro racconti. Andrea Camilleri, Giovanni Fasanella, Raffaele La Capria, Dacia Maraini, Dante Matelli, Vieri Razzini e Sandro Viola hanno quindi descritto un un viaggio in treno.
Certo, manca il fascino delle velette e dei delittacci che hanno reso inaffondabili le storie di Agata Christie, ma permane la malinconia e il mistero degli incontri, l’affanno della fuga dalla morte e la deliziosa sensazione di quando il capotreno fischia la partenza verso le promesse di nuove esperienze.
E poi, come un coltello affondato nello stomaco, la rievocazione dell’atroce attentato dell’Italicus per non dimenticare i mille punti interrogativi che ancora segnano il viaggio delle vittime mai giunte alla destinazione che avevano prescelto.
I racconti sono accompagnati dai pregevoli disegni a carboncino sulle locomotive di Giuseppe Colombo.

(Irene Cabiati, La Stampa)